Artisti

Ercoleo e Anteo, 1497 ca.

Bulino originale mm 337 x 235

Bulino originale; Bartsch 18 (come Zoan Andrea); Hind V 25.17; Levenson-Oberhüber-Sheehan 83; D. Landau e S. Boorsch 86;

Splendida prova, inchiostrata in abbondanza, una caratteristica che da un lato mette in evidenza la plasticità delle due figure, dall’altra ha sporcato alcune linee, ininfluenti alla lettura dell’opera, a destra e a sinistra, rendendo questo esemplare particolarmente riconoscibile. Completa di tutta la parte incisa, un elemento raro nelle stampe di Mantegna, infatti molte delle misure delle matrici del Maestro –spesso tagliate all’interno dell’impronta del rame– sono state desunte dalla somma di dati di impressioni diverse. Stampa particolarmente ben conservata, altra peculiarità rara nell’opera dei Primitivi italiani che hanno utilizzato prevalentemente carte tanto pregiate quanto prive di colla, che ne ha limitato la conservazione.

La stampa, inizialmente attribuita a Zoan Andrea, è ora ascritta al Primo Incisore, così denominato dalla studiosa Suzanne Boorsch per sottolineare la fedeltà alla tecnica incisoria di Mantegna e la notevole abilità. Già Hind aveva riconosciuto nell’Ercole e Anteo una mano molto prossima a quella del Maestro in stampe come la Lotta dei Dèi Marini, una similitudine riscontrabile soprattutto nella conduzione del bulino e nella capace e delicata modulazione tonale. Inoltre, la presenza dell’Ercole e Anteo fra le matrici presenti in casa del figlio di Mantegna, Ludovico, nel 1510, all’epoca dell’inventario dei suoi beni, mette in evidenza la particolare importanza di questa incisione, realizzata al verso delle Quattro Muse danzanti. La stretta relazione fra le due opere suggerisce la datazione di entrambe, al 1497 circa. Data desunta dalla pertinenza del soggetto delle Muse all’invenzione del Parnaso dipinto dal Maestro nel 1497, periodo anticipato dalla realizzazione di figure robuste e muscolose, solidamente inserite nello spazio, come quelle dei nostri protagonisti.

Per l’identità storica del Primo Incisore, anonimo e dotatissimo, i documenti più recenti sembrano ricondurlo all’orafo e incisore Gian Marco Crivelli, impiegato come incisore da Mantegna già nel 1475 e rimasto a stretto contatto con il Maestro fino alla morte di questi, come prova la sua presenza alla redazione del testamento dell’artista del 1506.

La stampa raffigura lo scontro tra il semidio Ercole e il gigante Anteo. Secondo il mito, l’eroe fu mandato dal re Euristeo, che gli aveva usurpato il trono, per compiere dodici imprese leggendarie alla fine delle quali gli sarebbe stata concessa l’immortalità. Dopo averne portate a termine dieci, fu incaricato di rubare i pomi d’oro del giardino delle Esperidi, regalo di nozze da Rea a suo figlio Zeus. Durante la sua ricerca del giardino, giunto in Africa s’imbatté in Anteo, invitto figlio della dea primordiale Gea (terra), grazie alla quale poteva recuperare le energie ogni volta che veniva a contatto col suolo. Utilizzando la sua forza sovrumana e la sua astuzia, Ercole riuscì a sollevarlo e batterlo senza che il gigante potesse toccare il terreno.