Artisti

Marc Chagall

Profilo

Pittore e incisore (1887 - 1985)

Marc Chagall nacque a Vitebsk in Bielorussia nel 1887 da una famiglia ebrea. Non era, come molti credono, in conflitto con le idee socialiste promulgate dalla rivoluzione bolscevica anzi, nei primi anni fece parte at­tiva della nomenklatura e fu commissario per le belle arti a Vitebsk. Si trasferì prima a Berlino e poi a Parigi solo nel 1922 a causa del contrasto con le dottrine dell’arte astratta e con le gerarchie del partito, che invoca­vano l’arte utilitaristica del “realismo socialista” ed il suo modo di esprimersi.

Un forte spirito religioso e sociale lo accompagna per tutta la vita e lo porta a de­siderare di essere sempre in contatto con il pubblico, comuni­cando ad esso le sue idee tramite la pittura. Per un artista è difficile soddisfare questa esigenza con i soli quadri. La riproduzione fotomecca­nica, anche se di qualità superiore, non permette di apprez­zare interamente un opera d’arte, non permette di percepire completamente il pensiero del­l’artista nella sua infinita complessità. Chagall, per raggiungere il suo scopo, studia ed usa tecniche quali l’acquaforte e la litografia, le appro­fondisce e ne diventa uno dei più grandi interpreti di questo secolo.

Chagall non usa la stampa originale solo come strumento promozionale della sua opera, come fanno oggi molti artisti, ma la utilizza in tutta la sua totalità, quale mezzo per far conoscere il suo pensiero, come veniva usata dagli artisti del passato, quando la stampa originale era un’opera d’arte eseguita fine a se stessa e col preciso intento di farne numerosi esemplari purché la diffusione fosse il più possibile ampia. Si dedica principalmente all’arte litografica: questa gli permette da una parte un maggiore uso dei colori, che sono una delle componenti fondamentali del suo linguaggio, e dall’altra gli consente una maggior diffusione delle sue opere, con alte tirature e senza alcuna perdita qualitativa.

Questo suo modo di operare trova a Parigi una comunione di idee con edi­tori, stampatori e galleristi in sintonia con il suo pensiero che, in con­trotendenza all’uso co­mune di limitare la quantità delle copie edite di stampe originali, pubblicano libri, rivi­ste, singoli fogli o cartelle in edizione corrente contenenti litografie o acqueforti.

Questi, nel mondo artistico, sono tra i più famosi personaggi della cul­tura fran­cese contemporanea. Ricordiamo tra gli altri: Tériade, famoso edi­tore di origine greca, a cui si deve la pubblicazione di alcuni dei più bei volumi di stampe originali editi in que­sto secolo e creatore e promotore della rivista Verve, le cui illustrazioni erano spesso litografie origi­nali; Maeght, il più importante gallerista di questo secolo, fondatore e fi­nanziatore del museo di Saint-Paul-de-Vence ed editore della rivista Derrière le Miroir, rivista d’arte spesso interamente inventata ed incisa manualmente dagli artisti con le tecniche proprie della stampa d’arte ori­ginale; Mourlot, stampatore incondizionata­mente preferito da tutti gli ar­tisti, critico d’arte ed editore di cataloghi ragionati sulle stampe e di libri d’arte.

Alcuni compagni di strada, con cui il maestro si confrontava in queste iniziative editoriali sono artisti come Picasso, Mirò, Calder, Leger, Matisse ed altri ancora.

La libertà di usare l’arte della stampa non solo come decorazione, ma come mes­saggio visivo è una delle componenti principali del successo indi­scusso degli artisti pa­rigini di quegli anni. La massificazione dell’arte, uso questo termine inviso a molti, ma chiaro e convincente, voluta da Chagall e dai suoi amici, ha creato una forte base cultu­rale nel pubblico d’oltralpe che sostiene e vive positivamente l’arte contemporanea. In Italia sono pochi i frequentatori delle gallerie che apprezzano le stampe origi­nali moderne se queste non sono firmate. Quando sfogliano una cartella cercano per prima cosa la firma, non tanto per sapere chi è l’au­tore, facilmente identificabile, ma per verificare se la stampa è veramente originale.

Il motivo di questo dubbio è stato causato da una serie di regole impo­ste negli anni sessanta, create cercando di impreziosire le stampe e che, involontariamente, hanno portato a trasformare, queste ultime, in un sotto­prodotto della pittura. In Francia, come abbiamo visto, ma anche in Inghilterra, in Spagna o negli Stati Uniti, queste regole non esistono o sono state già da tempo modificate. L’imposizione, l’obbligo, di firmare a mano le stampe originali era stato creato, oltre che per soddisfare il piacere del collezionista, per certificarne l’originalità, respon­sabilizzando l’artista che doveva apporre la propria firma solo sulle opere originali. Sta di fatto, purtroppo, che molti artisti famosi firmano regolarmente sia fotoriproduzioni che d’après (riproduzioni di quadri eseguite da valenti artigiani con tecniche proprie delle stampe originali) creando in realtà una grande confusione tra stampe originali e decorative.

Nelle stesse regole si fa obbligo all’artista di numerare tutte le copie stampate, eliminando di fatto le edizioni correnti e limitando artificial­mente la tiratura, limita­zione comunque intrinseca nella tecnica stessa. Se all’epoca ciò era giustificato dalla si­tuazione del mercato (dalla crisi del ventinove a tutto il dopoguerra l’arte era in crisi e gli artisti riu­scivano a commercializzare esclusivamente le sole edizioni di lusso) negli anni settanta ha causato una lievitazione dei prezzi eccessiva. Le quota­zioni delle opere dei più importanti artisti, Picasso, Chagall, Morandi, Campigli o Carrà firmate e nume­rate sono troppo costose ed il grande pub­blico, a cui la stampa originale si rivolge, ra­ramente può permettersele e si trova così a dover ripiegare su opere di media qualità che non sempre soddisfano il gusto estetico.

La stampa originale è originale anche se non è firmata e numerata, è di qualità an­che se è la millesima copia, ha la capacità di trasmetterci le stesse sensazioni, è regolar­mente quotata sui mercati internazionali. Se non è firmata né numerata - la cosiddetta edizione corrente - costa molto di meno. 

La quotazione di mercato, valida in tutto il mondo, si stabilisce te­nendo conto di tutte le edizioni, correnti o di lusso e tra queste due la prima vale generalmente da un quinto ad un decimo della seconda. Per gli artisti più importanti sono pubblicati i cata­loghi ragionati, nei quali si trovano esaurienti indicazioni circa tirature, dimensioni, firme, stati, edizioni e spesso anche informazioni sulle contraffazioni. Un’opportuna considerazione va fatta riguardo al prezzo: esso dipende sempre dalla legge della do­manda e dell’offerta, mille fogli di un’opera quotata e richiesta sul mercato mondiale sono pochi rispetto a cento su un mercato nazionale.

Ultimo e fondamentale argomento a favore delle stampe d’arte in edizione cor­rente è la qualità della stampa e la bellezza dell’immagine. Quando l’artista si accinge ad incidere ha sempre presente lo scopo dell’edizione; egli quindi lavorerà la lastra in modo tale che possa sopportare alla per­fezione la tiratura prevista, e l’impegno creativo sarà supportato maggior­mente dalla dimensione e diffusione dell’opera. 


Gian Alvise Salamon

La convenzione di Vienna del 1960. Essa riporta nel 2° paragrafo testualmente “La stampa, per essere considerata originale, deve portare oltre alla firma dell’artista la numera­zione progressiva e totale”. Negli anni successivi sia il Print Council of America che il Comité National de la Gravure, francese, nell’emanare i loro regolamenti sulle stampe ori­ginali aboliscono il paragrafo sopra indi­cato. Nel 1991 viene emessa la Dichiarazione di Venezia atto conclusivo del Convegno internazionale sulla grafica d’arte organiz­zato dalla Biennale di Venezia che di fatto cancella tutte le limitazioni imposte dalla Convenzione di Vienna.