Artisti

Xilografo e pittore (1760 - 1849)

Pittore e xilografo, Katsushika Sori in arte “Hokusai” (Edo 1760 – Edo 1849) è considerato uno dei più grandi artisti giapponesi di sempre. L’artista scelse il nome “Hokusai” per firmare le sue opere fin dal 1794. Hokusai letteralmente significa “studio della stella polare”, simbolo di buon auspicio e augurio di una brillante carriera.

 La formazione di Hokusai iniziò già a quattordici anni, quando diventò apprendista di Katsukawa Shunsho, maestro nell’arte della xilografia di genere “Ukiyo-e” (letteralmente: “dipinto di un mondo fluttuante”).

Lo stile Ukiyo-e era molto diffuso negli ambienti della borghesia giapponese dell’epoca (XIX secolo) che acquistavano queste stampe che venivano realizzate su legno per ornare le proprie case.

Tale stile distingueva per l’assenza di profondità, i contorni ben definiti delle figure e gli accostamenti cromatici, ma ciò che lo rendeva davvero singolare erano i temi e i soggetti rappresentati. Queste opere non tendevano ad edulcorare la realtà ma raccontavano scene quotidiane, i cui protagonisti erano animali, uccelli e paesaggi ma anche attori, cortigiane, lottatori, considerati membri dei ceti sociali minori.

Hokusai rimase nella bottega del maestro per ben diciannove anni, fino al 1795. Quando andò via si unì alla Scuola Tawaraya, per arricchire ulteriormente il suo bagaglio tecnico. In questo periodo realizzò la sua serie di bijin-ga, immagini di donne belle ed eleganti, spesso ritratte in pose sensuali.

A trentotto anni, nel 1798, Hokusai si mise in proprio, aprendo la propria bottega. Iniziò a realizzare opere personali, immagini in bianco e nero per alcuni libri, spesso a tema drammatico o con intenti moraleggianti. Una delle sue opere più famose di questo periodo è la serie di quindici volumi che compongono l’Hokusai Manga, una delle sue serie più famose, in cui scene di vita quotidiana si alternano a scene fantastiche.

Proprio gli Hokusai Manga (letteralmente “schizzi di Hokusai”) sono alla base del linguaggio del fumetto, in cui una serie di immagini in serie danno l’idea dello scorrere del tempo e della storia. Non a caso, ancora oggi per gli occidentali i fumetti giapponesi sono conosciuti come “manga”.

Hokusai raggiunse la fama nel 1920 ma il suo capolavoro arriva nel 1831, quando l’artista ha già settantuno anni. Si tratta della serie Trentasei vedute del monte Fuji, in cui è compresa l’opera La grande onda di Kanagawa, considerata uno dei capolavori dell’arte orientale. È impressionante il modo in cui Hokusai sia riuscito a rendere con colori nitidi e potenti la spaventosa energia del mare, cogliendo il dinamismo delle onde, contrapposto alla stabilita del monte Fuji, che si staglia imperturbabile sullo sfondo.

Hokusai lavorò fino alla sua morte che, con suo grande rammarico, lo sorprese alla “tenera” età di ottantanove anni. L’arista infatti pare avesse espresso il desiderio di vivere fino a centrotrent’anni, età necessaria per raggiungere la perfezione artistica. Era infatti convinto che l’arte migliorasse con l’età e che nessuna delle sue opere realizzate prima dei settant’anni avesse valore.